Autore: Areafisio

ZAINO O TROLLEY?

ZAINO O TROLLEY: IL DUBBIO AMLETICO DELLE MAMME

Il 95% dei genitori si preoccupa per posture scorrette o atteggiamenti sbagliati della colonna assunti dai loro ragazzi. In molti casi l’imputato principale è lo zainetto, seguito dal banco sbagliato o dalla postura poco corretta. In realtà al di là del carico comunque eccessivo trasportato (dal 22 al 27% del proprio peso corporeo contro il 15% massimo consentito) il primo aspetto da non sottovalutare riguarda le ore da dedicare al movimento.

Sfatiamo quindi subito un mito: lo zaino non fa diventare la schiena curva e tanto meno provoca patologie come la scoliosi, bisogna invece mettere in movimento i nostri figli, il più possibile.

Il motivo principale che spinge gran parte dei genitori ad acquistare uno zaino trolley per il proprio bambino è la convinzione che questo tipo di zaino salvaguardi la schiena evitando di sovraccaricarla di un peso talvolta eccessivo. Non sempre però, questi modelli sono l’opzione migliore.

Infatti solitamente i nostri ragazzi portano lo zaino in spalla per brevi tratti e per periodi di tempo inferiori ai 15 minuti. Se lo zaino è molto pesante e viene portato per oltre 20 minuti possono insorgere dei dolori alla schiena, che però si risolvono alla rimozione dello zaino.

Sono numerose le considerazioni da fare a riguardo:

  • Se il bimbo va a scuola a piedi, il trolley può essere una buona soluzione soprattutto se la strada è lunga (>20 minuti con lo zaino in spalle), ma che tipo di strada percorre? la strada è liscia? ci sono sassi o sanpietrini? Ci sono scalinate?
  • se utilizza i mezzi pubblici o viene accompagnato in macchina è più opportuno optare per lo zaino classico perché meno ingombrante, più facilmente maneggiabile e meno pesante (per salire-scendere dagli autobus e fare le scale il bambino dovrà comunque sollevare lo zaino-trolley e questi trolley aumentano di circa il 30% rispetto allo zaino normale).
  • Se deve fare le scale una volta arrivato a scuola o quando torna a casa lo zaino trolley risulta essere più difficoltoso da portare sulle scale. Le ruote si rompono in fretta se trascinate per i gradini (anche se esistono trolley studiati per fare le scale ma difficilmente riescono a “salire” gli scalini alti degli autobus).
  • Come viene trascinato il trolley? l’ergonomia del trascinamento di un trolley non sempre rispetta la simmetria. Nel trascinamento viene spesso indotta una torsione parziale della schiena con annesse sollecitazioni alla spalla adibita al trascinamento.  

Alla luce di quanto detto e visto che quasi nessun bambino della scuola primaria raggiunge a piedi (quindi senza poter essere aiutato da un adulto a portare lo zaino) l’edificio per un tragitto maggiore di 20 minuti, il mio consiglio è quello di optare per il “vecchio zaino” purché rispetti determinate caratteristiche e venga portato nella maniera corretta.

Se proprio si desidera acquistare lo zaino con le ruote, un buon compromesso è scegliere la versione con il carrello removibile, adattabile alle diverse esigenze e trasportabile anche sulle scale. Inoltre, come per lo zaino classico, anche nella versione trolley è importante optare per un modello con spallacci robusti e regolabili, e schienale imbottito.

VADEMECUM “Schiena sana a scuola”

  • Il peso dello zainetto non dovrebbe superare il 10-15% di quello corporeo al di là delle esigenze scolastiche non portare nulla di superfluo.
  • Lo zaino ideale: uno schienale imbottito ma rigido, spallacci morbidi, una maniglia e se possibile cinture addominali.
  • Lo zaino non deve essere né troppo grande né troppo pesante rispetto alla corporatura del bambino, va riempito in altezza e non in larghezza.
  • Insegnare ai bambini a tenere una postura corretta al banco, in piedi o davanti al tablet
  • Evitare di tenere la stessa posizione al banco per tempi troppo prolungati: rilassare le spalle, fare piccoli movimenti e alzarsi
  • Leggere e studiare in posti e posizioni diverse: alla scrivania, sul letto, sul divano o camminando per casa. Utilizzare un leggio.
  • Fare almeno un’ora di attività fisica ogni giorno, meglio se diversificata
  • Una colonna in movimento è la prima prevenzione al mal di schiena. L’intervallo è un diritto, ma anche un dovere: muoversi e sgranchire le gambe fa bene anche alla schiena!
  • Se si usa un tablet o videogioco tenerlo inclinato
  • Screening a casa: prestare attenzione alla schiena dei bambini, a possibili disagi o insorgenza di patologie (dorso curvo, scoliosi, ad esempio), in caso rivolgersi a uno specialista per una valutazione più accurata.

L’importanza dell’attività fisica

Contrariamente a quello che si credeva in passato, anche i bambini possono soffrire di mal di schiena (e secondo i dati un adolescente su due ha lamentato di avere avuto un episodio di lombalgia), senza che questo sia imputabile a una patologia più grave.
Il mal di schiena nei bambini o negli adolescenti è fortemente correlato all’attività fisica nel bene e nel male: ossia quando se ne fa troppa o troppo poca con conseguenze negative in entrambi i casi.

Quanta attività fisica fare quindi? Almeno un’ora al giorno secondo le Linee Guida Internazionali, non necessariamente di sport agonistico, anzi: attività fisica se ne fa semplicemente giocando al parchetto sotto casa. Importante è rompere la sedentarietà, lo stare troppo a lungo seduti che affligge molti dei nostri bambini, a scuola ma anche, e soprattutto, per il resto della giornata a casa. Camminare allora per andare a scuola se il tragitto è breve. Approfittare dell’intervallo per giocare e correre, alzarsi a intervalli regolari dal banco e fare sport il più possibile.

Bambini, sport e problematiche posturali

Per i bambini non esiste uno sport ideale. Lo sport praticato da bambini è molto importante e dovrebbe essere interpretato come un importante stimolo per il miglior sviluppo del corpo in questa fondamentale fase della vita e non come un evento di competizione. Per le gare c’è tempo!
Ogni sport ha i suoi grandi pregi e i suoi piccoli difetti. I bambini dovrebbero poter scegliere il tipo di sport che preferiscono senza essere condizionati, per sperimentare e magari appassionarsi ad un’attività che potrebbe accompagnarli negli anni successivi con soddisfazioni e traguardi da raggiungere. 

In presenza di scoliosi idiopatiche anche importanti (con curve di 40° o più) è necessaria una terapia in corsetto e di esercizi specifici. Ma, come ha dimostrato un recente studio pubblicato sulla rivista Eur Spine J*,  lo sport, pur non essendo una terapia come gli esercizi specifici per il trattamento della scoliosi, ha un impatto positivo anche per chi indossa il corsetto rigido e pratica regolarmente esercizi specifici.

Dei 785 pazienti considerati nello studio, 290 sono stati collocati nel gruppo sport avendo una frequenza regolare da 2 volte a più a settimana, gli altri invece nel gruppo non sport, avendo una sola frequenza o addirittura nessuna.

Nel gruppo non sport (sport 0 o 1 volta a settimana) è stato verificato un maggior rischio di peggioramento (vale a dire un aumento di più di 5° Cobb) e di fallimento (cioè la necessità di indossare un corsetto). Là dove invece c’è attività sportiva, almeno due volte la settimana, il rischio si riduce. 

I pazienti dello studio hanno evidenziato anche che maggiore era la frequenza settimanale dell’attività sportiva minore erano le probabilità di peggioramento.

Lo sport, praticato più volte a settimana anche a livello agonistico, ha effetti positivi per chi indossa il corsetto, pur non essendo una terapia specifica come gli esercizi, e non ha quindi nessun senso vietare l’agonismo a chi ha la scoliosi.

Purtroppo ad oggi non è stato ancora valutato lo sport migliore per pazienti che hanno problematiche di scoliosi, ossia non sappiamo se praticare pallavolo abbia effetti migliori rispetto a danza o nuoto.

Quello che è certo è che fare sport 2 o più volte a settimana ha un impatto positivo nel miglioramento delle curve scoliotiche in abbinamento agli esercizi specifici!

BUONE REGOLE DA SEGUIRE PER LE SCHIENE “IN CRESCITA”!

  1. Attività fisica regolare almeno due volte alla settimana oltre a quella scolastica. Non c’è uno sport migliore di un altro.
  2. Lo zaino scolastico è oggettivamente un problema di benessere, perchè i carichi sono esagerati, ma raramente un problema di salute. Sappiate che non crea problemi strutturali e che l’avviso che qualcosa non funziona esiste, ed è il mal di schiena. Soprattutto, verificate quanti minuti consecutivi vostro figlio porta veramente lo zaino: i problemi possono nascere solo se supera i 15 minuti senza pause.
  3. La schiena del bambino/ragazzo non è la schiena dell’adulto e deve essere valutata da fisiatri, ortopedici e fisioterapisti specializzati nella colonna vertebrale del bambino.
  4. Se in famiglia (considerando anche nonni, ziii, cugini) qualcuno ha importanti malattie strutturali della colonna vertebrale (scoliosi, dorso curvo, spondilolistesi) allora il bambino deve essere controllato regolarmente. Altrettanto, se in famiglia tutti hanno una certa caratteristica della schiena (per esempio il dorso curvo) non è detto che anche vostro figlio debba per forza averlo: si può curarlo e/o prevenirlo.
  5. Non preoccuparsi se ogni tanto il bambino/ragazzo dice di aver mal di schiena e tranquilizzarlo: passerà come succede anche agli adulti e non vuol dire che è destinato ad averlo cronicamente.
  6. Se il mal di schiena si ripete frequentemente e dura a lungo (una settimana o più), o se scende a una gamba, consultate il pediatra per una visita da un medico specialista della colonna vertebrale dei bambini.
  7. Una volta all’anno far piegare in avanti il bambino a gambe tese e controllare se ci sono asimmetrie tra i due lati del tronco(uno più alto dell’altro): in tal caso, portarlo dal pediatra per verificare se effettuare una visita specialistica (se l’asimmetria permane nel tempo, effettuare la visita specialistica).
  8. Se è stata riscontrata una volta la scoliosi, sappiate che non sparisce con la crescita: mantenete il bambino sotto controllo regolare da uno specialista, per accorgersi immediatamente se ci sono aggravamenti (che possono anche essere repentini).
  9. Se è stata prescritta una terapia, magari anche invasiva, effettuare una o due consulenze ulteriori per verificare se procedere, ma evitare di cercare il medico che vi consigli la terapia che volete fare voi: è molto probabile che a un certo punto lo troverete, ma non è detto che questa terapia sia la migliore.
  10. Non affidarsi a persone non qualificate. Siate prudenti, perchè in questo campo proprio la mancanza di competenza o di esperienza specifica nell’età evolutiva o nei trattamenti necessari è un rischio da non correre.

*Sport improved medium-term results in a prospective cohort of 785 adolescents with idiopathic scoliosis braced full time. SOSORT 2018 award winner”  pubblicato sulla rivista Eur Spine J

Come si sviluppa e cresce un neonato?

Attraverso lo sviluppo psicomotorio il neonato, nei suoi primi mesi di vita, inizia ad entrare in contatto con il proprio corpo, con lo spazio che lo accoglie e lo circonda e con le figure affettive di riferimento che se ne prendono cura. Il neonato acquisisce delle abilità (sensoriali, motorie, cognitive, relazionali e sociali) che rappresentano dei veri e propri appuntamenti irrinunciabili per la sua crescita.

Esiste una variabilità fisiologica nel bambino determinata da aspetti genetici (costituzione fisica -struttura muscolo-scheletrica, carattere/temperamento..) e da fattori legati all’ambiente in cui il bambino vive e cresce come il rapporto con il genitore e le esperienze che gli vengono proposte. Se gli aspetti genetici/caratteriali non sono modificabili possiamo agire invece sui fattori modificabili dall’esterno come le caratteristiche dell’ambiente in cui il bambino cresce, il rapporto con i genitori, le esperienze offerte in ambito familiare ed educativo, le offerte di oggetti/giocattoli e il modo in cui vengono utilizzate le attrezzature in commercio.

Stimolare correttamente il neonato già dai primi giorni di vita permette inoltre di prevenire patologie e complicazioni nello sviluppo che potrebbero insorgere durante la crescita.

LO SVILUPPO DEL NEONATO (0-9 MESI)

0-3 mesi: La necessità primaria del neonato è di essere contenuto e stabilizzato durante tutte le sue attività quotidiane finché non sarà capace di controllare le sue posizioni da solo. Bisogna prendersi cura delle sue posizioni in braccio, dando un sostegno particolare all’allineamento e alla stabilità non solo del capo ma anche di tutto l’asse corporeo.  

3-6 mesi: gli aspetti significativi dello sviluppo psicomotorio includono l’aumento dell’interesse per l’ambiente esterno e delle capacità di relazionare con le persone e gli oggetti e quindi l’inizio della separazione dal caregiver primario. In questa direzione matura la capacità di prestare attenzione visiva ed uditiva. Il bambino tollera meglio le sollecitazioni ambientali cinestesiche e percettive, matura il controllo posturale antigravitario del capo e del tronco superiore, migliora l’equilibrio nelle posizioni orizzontali (prono, supino e di fianco) ed il sostegno sulle braccia. E’ pronto per organizzare i primi spostamenti autonomi nello spazio (rotolamento, pivotting in posizione prona). Emerge l’interesse di toccare ciò che vede che lo porterà a coordinare occhio-mano-oggetto- bocca e si allenerà nel protendere il braccio verso l’oggetto con il controllo visivo, per afferrarlo e metterlo in bocca per esplorarlo (è pronto per i suoi primi giocattoli, tutti adatti ad essere afferrati con manine piccole).  E’ più abile nella posizione a “pancia sotto” ed è molto utile inserire regolarmente nelle sue abitudini quotidiane attività di gioco e di relazione in posizione prona insieme alle altre posizioni (supina, semiseduta nella seggiolina ed in braccio) come parte della cura della sua igiene posturo-motoria, sempre dipendente dall’adulto.

 Anche le attività da supino sono importanti: per scoprire i piedi e l’equilibrio con le gambe per aria, si girerà sui fianchi per imparare a rotolare e conoscere il senso dello spazio. Dal punto di vista strettamente motorio non ha bisogno di essere contenuto come prima in quanto controlla meglio se stesso nello spazio, tuttavia necessita sempre di un sostegno al tronco inferiore nelle posizioni verticali e semi-verticali (in braccio e nella sdraietta/passeggino).

6-9 mesi: importanti conquiste motorie vengono raggiunte. La posizione seduta autonoma, i passaggi da una posizione all’altra, la costruzione di uno spostamento orizzontale funzionale (strisciamento, gattonamento, spostamento sul sedere in posizione seduta, andatura a quadrupede con le ginocchia estese). Lo spostamento orizzontale è molto significativo in quanto rappresenta la prima esplorazione autonoma nello spazio. La nuova disponibilità delle mani, liberate ora dall’impegno di appoggio nella posizione seduta, permette un ulteriore maturazione della manipolazione e della motricità fine distale. Si arricchiscono gli apprendimenti sensoriali e cognitivi, aumenta la produzione dei suoni e la comprensione dei gesti semplici e del linguaggio verbale e la maturazione del “far da sé” durante i pasti, il movimento per terra, il gioco e l’organizzazione del sonno.

Viste le importanti abilità motorie è essenziale offrire al bambino le possibilità di sperimentare il movimento in libertà ed in sicurezza, mettendolo per terra sdraiato su una coperta o sul tappeto durante il suo tempo libero in casa. Non è più indicato l’uso della “palestrina” con i giocattoli appesi, del box (troppo piccolo per permettere al bambino di muoversi, inoltre lo isola dall’ambiente e l’adulto non può entrare nel box per giocare con lui), del girello (attrezzo pericoloso che induce a movimenti falsi e può ritardare la deambulazione autonoma) e non è consigliabile metterlo in piedi (finché non si alza da solo non è pronto per stare in piedi). In questa fase il ruolo dei genitori è importante per capire il valore dello spostamento per terra.

Il bambino che sa muoversi nell’ambiente prima di camminare conosce meglio se stesso e lo spazio in cui camminerà più tardi, prepara le basi dell’equilibrio che dopo rendono il cammino più sicuro (riducendo i rischi delle brutte cadute) e matura la sicurezza in sé e l’autostima (la naturale gratificazione nel fare da sé). Il bambino impara ad affrontare meglio piccole difficoltà e frustrazioni, trovando da sé le soluzioni.

Prevenzione allo sviluppo di plagiocefalie e torcicollo nel neonato

La plagiocefalia è una deformazione del cranio causata da una pressione prolungata sulla stessa zona del cranio in epoca pre e/o post natale. Durante la nascita o nelle prime ore di vita si possono notare delle deformazioni fisiologiche del cranio, soprattutto durante un parto molto lungo in cui il bambino è rimasto nel canale vaginale a lungo o se sono stati usati strumenti come la ventosa per velocizzare la nascita, ma queste si devono risolvere in poche ore o massimo qualche giorno.

Il torcicollo è un atteggiamento del collo che può essere posturale o miogeno (interessamento di un muscolo). Le cause del torcicollo posturale sono sovrapponibili a quelle della plagiocefalia: postura scorretta intrauterina  o una rotazione preferenziale del capo durante il sonno o la veglia. Per quanto riguarda invece il torcicollo miogeno esitono diverse ipotesi di cause ma la più accreditata sembrerebbe quella di una anormale apporto sanguigno del muscolo SCOM con formazione di una tumefazione o contrattura.

E’ giusto sapere di cosa stiamo parlando e capirne l’importanza (prima vengono riconosciute e trattate migliore sarà l’outcome) per saper riconoscere un problema se questo è presente.

Ma il nostro obiettivo principale è PREVENIRE! Eccovi quindi un po di consigli utili!

Il posizionamento del vostro bambino durante il sonno deve essere supino, come da ultime indicazioni dell’OMS per la significativa riduzione di SIDS  (morte in culla).  Durante la veglia invece è molto importante sfruttare tutte le posizioni possibili e garantendo un corretto allineamento capo-collo-tronco-bacino durante l’ allattamento, quando il bambino è in braccio (non preferire sempre lo stesso lato ma variare posizione)… e soprattutto durante la veglia.

Nei primi mesi i momenti di veglia tranquilla non sono moltissimi ma iniziare già dai primi mesi a stimolare il neonato nel modo corretto permetterà al neonato di entrare a contatto con se stesso e con il mondo che lo circonda. Se nel primo/secondo mese di vita non ci sentiamo sicure a metterlo a pancia in giu su di un tappeto potremo comunque fare sperimentare questa posizione al bambino facendolo sdraiare pancia contro pancia con la mamma (che si trova supina). Sfruttare fin da subito la posizione prona per il neonato vuol dire iniziare a stimolare i riflessi di sollevamento , allenare i muscoli del collo e delle braccia, cambiare punto di pressione sul cranio, variare la postura abituale.

Intorno ai 2 mesi il neonato è bene stenderlo proprio a terra a pancia in giu. All’inizio si tratterà di pochissimi minuti , o addirittura secondi… ma poi il bambino si abituerà e imparerà a gestire anche questa posizione.

All’interno del proprio lettino/culla non sono necessari cuscini.  Anzi , i lettini più sono vuoti più sono sicuri. Il bambino non ha bisogno i cuscini per essere sostenuto (in caso di rigurgiti frequenti è consigliato mettere un piccolo cuscino sotto il materasso per tenere la testina leggermente più sollevata).

Sebbene l’ovetto sia il metodo più sicuro di viaggio in auto è bene non abusane. E’ il modo ideale per trasportare il bambino in auto ma alla fine del viaggio è imporante sdraiare (nella culla) il piccolo soprattutto nei primi 3-4 mesi di vita.  Il mantenimento prolungato del bambino nell’ovetto può portare allo sviluppo di torcicolli posturali a causa dello scarso controllo del capo che i bimbi hanno nei primi mesi e li portano ad avere la  “testa penzolante”.

E’altamente sconsigliato l’uso del girello in qualsiasi fase di sviluppo del bambino. Oltre ad essere pericoloso in presenza di scale è nocivo per lo sviluppo motorio del bambino (in molti stati europei è stato tolto dal commercio!!!!!). Il bambino viene messo nel girello in una fase in cui non è ancora pronto per stare in piedi e mette quindi in eccessivo stress caviglie, ginocchia, collo e schiena alterando il corretto sviluppo motorio della sua età.

Cosa osservare per riconoscere una plagiocefalia e/o torcicollo:

  • Deformazione del cranio
  • Preferenza di lato per dormire
  • Difficoltà a girarsi da un lato durante la veglia
  • Presenza di piaghetta o tumefazione su un lato del  collo
  • Difficoltà a girare il capo da un lato

Se osservi o identifichi uno di questi problemi non esitare a parlarne con il tuo pediatra di riferimento ed eventualmente chiedere una consulenza fisioterapica!

La corsa e il mal di schiena

Il mal di schiena è il sintomo in assoluto più frequente nella popolazione generale dei Paesi industrializzati. Si stima che oltre l’80% delle persone abbia esperienza di almeno un episodio di mal di schiena durante il corso della propria vita.

Il sintomo “mal di schiena” sottende a una vastissima varietà di condizioni patologiche. In termini medici, se il dolore rimane localizzato unicamente a livello della colonna vertebrale si parla di lombalgia. Se invece il dolore si irradia anche lungo la gamba si è in presenza di un interessamento delle strutture nervose: si parla di cruralgia se il dolore si irradia lungo la parte anteriore della coscia o di sciatalgia se il dolore si irradia lungo la parte posteriore della coscia e della gamba.

La corsa è un fattore di rischio?

La corsa è spesso sconsigliata a chi soffre di mal di schiena ( lombalgia o lombosciatalgia ) poiché si pensa che tale attività possa danneggiare il disco intervertebrale e le strutture del rachide e aumentare il grado di irritazione delle radici nervose coinvolte in una compressione da parte di un’ernia.

Questo è da un lato vero perché i microtraumi ripetuti al rachide possono danneggiarlo contribuendo all’insorgenza del dolore lombare, soprattutto se si corre su terreni sconnessi e senza scarpe adeguate. Ma se la corsa è praticata con progressione e regolarità secondo le proprie condizioni fisiche e possibilità non è dannosa, anzi, contribuisce alla salute della schiena. Il carico funzionale che si chiede al proprio corpo deve sempre essere commisurato alle proprie possibilità.

Durante la corsa i corpi vertebrali, i dischi intervertebrali e le strutture limitrofe possono essere sottoposte a significative sollecitazioni pluridirezionali a causa delle improvvise accelerazioni e decelerazioni che il corpo subisce a ogni fase di spinta del piede e di impatto al suolo.

Un’adeguata tonicità della muscolatura della parete addominale e del tronco è in grado di stabilizzare la colonna vertebrale, rendendo tali sollecitazioni meno significative e prevenendo l’instaurarsi di condizioni dolorose del rachide.

E’ stato visto che il rinforzo dei muscoli stabilizzatori della colonna determina una migliore performance nel controllo posturale, una migliore funzionalità del diaframma e una minore incidenza di dolore lombare (lombalgia o lombosciatalgia). Agli esercizi di rinforzo e stabilizzazione è sempre bene associare esercizi di allungamento muscolare e di mobilizzazione del rachide, in modo da ridurre la rigidità delle articolazioni interverterbali.

Cosa fare in seguito a un episodio acuto di mal di schiena

In seguito a un attacco acuto di lombalgia, sciatalgia o cruralgia, è d’obbligo un periodo di riposo, al fine di evitare un peggioramento della sintomatologia. Attenzione però alle tempistiche, poiché un riposo eccessivo risulta essere dannoso: l’immobilità prolungata, infatti, promuove il riassorbimento osseo e determina ipotrofia muscolare con conseguente minore stabilità vertebrale.

E’ possibile una ripresa graduale dell’attività quando il dolore si sarà significativamente alleviato. E’ molto importante fare le cose passo dopo passo: bisogna considerare sempre i tempi di recupero e la propria capacità di carico (che probabilmente si sarà modificata in seguito all’evento acuto).

Alcuni consigli di prevenzione

  • Controllare il peso corporeo, non fumare, seguire una dieta equilibrata.
  • Assumere atteggiamenti posturali sbagliati ergonomicamente corretti.
  • Mantenere una adeguata tonicità di tutti i gruppi muscolari
  • Eseguire regolari sedute di stretching
  • Alternare la corsa con ginnastica posturale, pilates, yoga o nuoto.

Take home message

  • La corsa non è un fattore di rischio assoluto per il mal di schiena.
  • In fase sintomatologica acuta è consigliato prendersi un periodo di riposo e riprendere l’attività sportiva gradualmente.
  • E’ importante la prevenzione: adottare uno stile di vita sano, prestando attenzione all’educazione posturale e praticando regolare attività fisica.

*le informazioni contenute in questo articolo sono di carattere generale, è sempre consigliata una valutazione approfondita e personalizzata in presenza di dolore o patologia.

OSTEOPOROSI

Che Cos’è?

L’osteoporosi è una malattia sistemica dell’apparato scheletrico, caratterizzata da una bassa densità minerale e dal deterioramento della micro-architettura del tessuto osseo, con conseguente riduzione della massa minerale ossea (densità minerale ossea).

Questa patologia rende quindi le ossa più fragili e aumenta il rischio di frattura.

Le ossa sono un tessuto vivo in continuo rimodellamento: si assiste alla perpetua alternanza tra distruzione delle componenti cellulari più vecchie (riassorbimento osseo) e deposizione di nuove cellule (deposizione ossea).

Fino all’età di 20 anni circa, l’attività di deposizione ossea supera abbondantemente l’attività di riassorbimento osseo; all’età di circa 30 anni invece si crea una sorta di equilibrio tra deposizione e riassorbimento osseo.

Con il sopraggiungere dell’età avanzata, l’equilibrio tra deposizione ossea e riassorbimento osseo viene meno, con il secondo processo che, lentamente, diventa preponderante sul primo; la conseguenza di un maggior riassorbimento osseo rispetto alla deposizione ossea consiste in una riduzione della densità e della forza delle ossa.

Osteopenia o Osteoporosi?

Osteoporosi e Osteopenia

Osteoporosi e osteopenia sono due condizioni affini; a distinguerle è il livello di densità minerale ossea: nell’osteoporosi, il calo della densità minerale ossea è più severo che nell’osteopenia.

L’osteopenia può considerarsi una forma tenue di osteoporosi; non a caso, molto spesso, questa condizione precede l’insorgenza dell’osteoporosi.

Come Prevenire e Curare

Secondo le Linee guida pubblicate dal Ministero della Salute la prevenzione dell’osteoporosi non solo migliora la qualità della vita delle singole persone ma permette una riduzione drastica dei costi sociali e di economia sanitaria.

La prevenzione in questo ambito può e deve essere orientata su due obiettivi diversi ma correlati:

  • prevenzione dell’osteoporosi,
  • prevenzione delle fratture in pazienti con osteoporosi.

Prevenzione dell’osteoporosi

Costruire un osso forte e sano durante l’infanzia e l’adolescenza può costituire la migliore difesa allo sviluppo di osteoporosi. I passi chiave che si dovrebbero perseguire a tutte le età per ottenere una valida prevenzione dell’osteoporosi possono essere così riassunti:

  1. seguire una dieta bilanciata ricca di calcio e vitamina D
  2. praticare esercizio fisico in relazione al peso corporeo
  3. seguire stili di vita sani (senza alcol nè fumo nè droghe)
  4. quando appropriato, eseguire esami per definire la densità; minerale ossea ed eventualmente sottoporsi alle terapie del caso.

Consideriamo questi punti come linee guida generali e valide per tutte le età ma sono stati recentemente definiti alcuni momenti utili alla prevenzione, differenziando le età di intervento. In particolare:

  • nei bambini ed adolescenti

Risulta fondamentale il raggiungimento di un adeguato picco massimo di massa ossea attraverso un adeguato introito alimentare di calcio e attività fisica regolare adeguata all’età pediatrica (aumenta la massa ossea ed il relativo picco). L’adeguato apporto di calcio può essere ridotto da una dieta ricca di proteine, caffeina, fosforo e sodio ma se l’apporto è adeguato, questi alimenti non influenzano l’assorbimento di calcio. Anche gli ormoni steroidei sessuali giocano un ruolo fondamentale in quanto aumentano la densità minerale ossea ed il picco di massa ossea.

  • negli adulti

Gli obiettivi da raggiungere nell’adulto sono ovviamente diversi ed orientati più a ridurre il riassorbimento dell’osso al minimo fisiologico. Le donne in età peri-menopausale dovranno avere più attenzione per la rapidità con cui può instaurarsi il riassorbimento osseo che può arrivare ad una riduzione del 5% per anno della densità minerale ossea.
Per prevenire l’osteoporosi o ritardare il suo sviluppo si dovrebbe evitare il fumo e l’eccessivo uso di alcol, assicurare un apporto di calcio e vitamina D adeguato all’età. Normalmente la produzione di Vitamina D è sufficiente se vi è un’esposizione giornaliera al sole della superficie corporea (mani e viso) per almeno 10 minuti; nel caso ciò non fosse possibile e opportuna una supplementazione di Vit.D con la dieta in quantità variabile tra i 400 e 800 IU al dì.

Aumentando l’assorbimento intestinale di calcio (che si può ottenere anche attraverso la vitamina D) si riduce il riassorbimento osseo (inibizione della paratiroide).

Una dieta sana ed equilibrata e lo svolgimento di una attività fisica regolare anche con esercizi che siano bilanciati rispetto al peso corporeo, dove ossa e muscoli lavorano contro la gravità (passeggiate, salire le scale, sollevare pesi leggeri, ecc) risultano essere valide strategie di prevenzione dell’età adulta. Nel caso fosse già presente osteoporosi, è utile consultare un medico sul tipo di attività da compiere per valutare l’impatto che diversi movimenti possono avere sull’apparato scheletrico (es. torsioni come nel golf o i
movimenti rapidi come nel tennis).

  • prevenire l’osteoporosi sescondaria

Quest’ultima si basa sul principio di identificare al meglio le cause e di agire nel singolo individuo a rischio di sviluppare fratture associate all’osteoporosi. Valgono pertanto le stesse regole previste per la prevenzione dell’osteoporosi primaria ma spesso si deve intervenire farmacologicamente.

Prevenzione delle fratture in pazienti con osteoporosi

La prevenzione delle fratture in pazienti con osteoporosi comprende in aggiunta alle azioni utili alla prevenzione, riduzione e trattamento dell’osteoporosi, anche un approccio di prevenzione delle cadute. Le cadute infatti aumentano la possibilità di fratture dell’anca, del polso, delle vertebre o di altre parti dello scheletro. D’altra parte il rischio di cadute nelle persone anziane con osteoporosi è particolarmente alto per la concomitante presenza di vari fattori quali: difetti visivi e disturbi dell’equilibrio, uso di farmaci che riducono le reazioni di risposta come gli antidepressivi ed i sedativi, malattie associate debilitanti sia fisicamente che mentalmente. In questi casi è opportuno prevedere alcuni accorgimenti ambientali semplici come l’uso di bastoni di appoggio, scarpe con suole di gomma non scivolose, una adeguata illuminazione degli ambienti di vita quotidiana, evitare di usare tappeti, predisporre punti di appoggio / maniglie sulle scale e in casa, ecc.

FIBROMIALGIA: un aiuto dalla scienza

Limfa Therapy: Campi elettromagnetici variabili a bassa intensità e frequenza

La fibromialgia è una sindrome muscolo-scheletrica a lungo termine che causa dolore ed affaticamento. Solo negli ultimi 20 anni si è potuto approfondire la conoscenza di questa malattia, che in Italia interessa circa 1.5-2 milioni di persone, soprattutto di sesso femminile (alcuni ricercatori sono tuttavia convinti che, a causa delle difficoltà di diagnosi, sia anche più diffusa).

Ad essere colpiti sono sopratutto muscoli e tendini ma, nonostante assomigli ad una patologia articolare, non si tratta di artrite e non causa deformità delle articolazioni.

Il sintomo chiave della fibromialgia è la presenza di specifici punti (su collo, spalle, braccia, gambe, schiena e fianchi) dolorosi alla pressione, ma spesso sono presenti anche altri sintomi come:

Grazie alla sua rivoluzionaria tecnologia frutto della ricerca italiana Limfa Therapy è l’innovativa metodica terapeutica in grado di ridurre il dolore in poche sedute, come dimostrano recenti studi scientifici consultabili su PubMed Health (https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/28475205).

LIMFA© Therapy è una tecnologia altamente innovativa che accelera la guarigione e la rigenerazione cellulare con risultati concreti e con un indice di efficacia mai raggiunto in precedenza.
Priva di effetti collaterali, LIMFA Therapy agisce automaticamente, in profondità e in qualsiasi situazione fisica o fase del decorso patologico/chirurgico, rappresentando una straordinaria innovazione nell’ambito del recupero fisico e della riparazione dei tessuti, permettendo di ritornare alla normale funzionalità in tempi sensibilmente ridotti.

E’ nota la forte interazione esistente tra i Campi Magnetici e l’organismo umano, ma solo alcune frequenze possono avere un’applicazione e un’efficacia terapeutica.

L’efficacia del sistema Limfa si basa sulla trasmissione di informazioni dal dispositivo alle cellule lesionate e sofferenti tramite una sequenza opportunamente combinata di campi magnetici.

Tali sollecitazioni (diverse per ogni patologia seguendo lo schema predefinito dalle sequenze LIMFA Therapy,) affiancano, rafforzandole, quelle biologicamente attive che naturalmente ripristinano la normale funzionalità delle cellule, stimolandone l’autoguarigione e l’autorigenerazione in tempi accelerati.

IL MOVIMENTO E L’INVECCHIAMENTO ATTIVO

In età adulta praticare regolarmente Attività Fisica non solo apporta benefici per la salute e aiuta a raggiungere e mantenere una condizione di generale benessere, ma contribuisce anche a porre le basi per un invecchiamento attivo (vedi sotto), strumento di prevenzione per aspirare a un invecchiamento in salute. Infatti, invecchiare in maniera attiva ha effetti positivi sulla salute fisica e psicologica, e su una migliore qualità di vita percepita. Tuttavia, le basi per un invecchiamento attivo vanno costruite prima dell’età anziana attraverso il mantenimento di buone condizioni di salute, la partecipazione alla vita sociale, e la sicurezza di accesso alle cure e alle tutele.

Nel 2020, l’OMS (Organizzazione mondiale della Sanità) ha elaborato delle linee guida in cui vengono riportati i livelli di attività consigliati per fasce d’età. (Tabella 1)

Tabella 1: livelli di attività consigliati per fasce d’età (2020)

Raccomandazioni

Adulti e anziani possono raggiungere i livelli di Attività fisica raccomandati dall’OMS facendo movimento nei diversi setting di vita quotidiana: andando a lavoro a piedi o in bicicletta, preferendo spostamenti non motorizzati, usando le scale, svolgendo le attività domestiche o il giardinaggio e, nel tempo libero, partecipando ad attività ricreative e di svago (giochi, sport, esercizio pianificato).

Per contrastare gli effetti negativi di uno stile di vita sedentario, si raccomanda di interrompere regolarmente i periodi nei quali si sta in posizione seduta o reclinata (idealmente almeno ogni 30 minuti) con periodi di attività fisica anche brevi (della durata di 2-3 minuti), le cosiddette pause attive. Alcuni esempi di pause attive sono: brevi camminate, esercizi aerobici ad intensità bassa/moderata, esercizi a corpo libero svolti sul posto (es. piegamenti sulle gambe, effettuati anche semplicemente alzandosi ripetutamente da una sedia o dal divano), l’alternare periodicamente (per esempio ogni 30 minuti) la posizione seduta con quella in piedi.

Cos’è l’Invecchiamento Attivo?

Attività fisica in tutte le fasce d'età

È il processo di ottimizzazione delle opportunità di salute, partecipazione e sicurezza per migliorare la qualità della vita delle persone che invecchiano.

Invecchiamento attivo significa essere attivi o attivarsi in maniera formale o informale in uno o più ambiti della sfera sociale (lavoro, volontariato, relazioni sociali, assistenza a familiari con disabilità, fare i nonni, ecc.) e della sfera personale (attività del tempo libero, hobby, turismo, giardinaggio, musica, ecc.). I benefici si ripercuotono sia nell’individuo sia nella società nel suo complesso: prolungato apporto produttivo da parte delle persone anziane e contenimento della spesa per servizi sociosanitari e consumo di farmaci

Benefici

Gli adulti e gli anziani fisicamente attivi presentano un rischio ridotto di sviluppare Malattie Croniche Non Trasmissibili (ad es. malattie cardiovascolari, diabete di tipo 2 e alcuni tipi di cancro), una migliore salute mentale (riduzione dei sintomi di ansia e depressione) e cognitiva, una migliore qualità del sonno, un migliore controllo del peso corporeo e una riduzione della mortalità per tutte le cause. Inoltre, negli anziani il movimento aiuta a prevenire cadute accidentali e relative conseguenze, peggioramento della salute delle ossa, declino della capacità funzionale. Negli adulti inattivi è stato evidenziato come il rischio di morte per tutte le cause possa essere efficacemente ridotto attraverso l’adozione di attività fisica praticata già ad intensità bassa o moderata [9].

Anche in situazioni patologiche o croniche le evidenze scientifiche hanno dimostrato che l’attività fisica regolare non solo è un fattore protettivo per l’insorgenza di malattie croniche non trasmissibili e per il mantenimento del benessere psico-fisico, ma è anche uno strumento che contribuisce efficacemente a una migliore gestione di determinate condizioni patologiche e croniche, migliorando la qualità della vita.

L’importanza dello screening: prevenzione della scoliosi in età evolutiva

La scoliosi infantile è una patologia che può portare, se trascurata, a complicanze importanti nello sviluppo del bambino, non solo da un punto di vista ortopedico. E’ perciò fondamentale che la diagnosi sia precoce per poter correggere il difetto quando è ancora lieve. Da qui l’importanza dello screening per le scoliosi eseguito al momento opportuno.

Partiamo con il dire che se la diagnosi è precoce la terapia è più semplice. I pediatri di famiglia e i genitori sono il punto focale di questo processo. 

Quali sono i segni di alterazione posturale che un genitore può cogliere nella postura del proprio bambino?

Sicuramente un’osservazione accurata della posizione in cui il bambino sta seduto mentre studia o mangia può dare qualche informazione iniziale. Tuttavia per una valutazione più approfondita è necessario osservare il bimbo semi-nudo (magari in occasione del post doccia) e in stazione eretta con le braccia lungo i fianchi. Ci si pone posteriormente e si guarda se sono presenti asimmetrie nell’altezza delle spalle, nella “forma” delle scapole, differenze tra i fianchi (triangoli della taglia) e asimmetrie toraciche (sia anteriormente che posteriormente).

scoliosi idiopatica - Areafisio Riabilitazione Pediatrica
Cosa osservare? – Scoliosi idiopatica. Areafisio Manerba

E’ importante che questo tipo di osservazione venga ripetuta nel tempo (magari ogni 2 mesi) per tenere monitorata la crescita ed accorgersi tempestivamente nel caso in cui compaiano “nuove” asimmetrie.

Nel caso in cui si manifestino tali indicatori è consigliato il ricorso ad un consulto fisioterapico, indirizzandosi a personale specializzato nel trattamento di questa patologia.

In cosa consiste lo screening?

Una volta che viene evidenziata una scoliosi, questa va seguita e tenuta sotto osservazione: nel caso di scoliosi lievi- moderate è necessario intervenire con ginnastica posturale (individuale o di gruppo), abbinata ad un corsetto in caso di scoliosi moderate-gravi. Le scoliosi molto gravi vengono invece trattate chirurgicamente.

Quello che la fisioterapia si propone di fare, a volte con l’aiuto del corsetto, è di intervenire tempestivamente per risolvere il problema prima che si renda necessario l’intervento chirurgico.

Da qui l’importanza dello screening, che costituisce il primo passo per identificare i casi di sospetta scoliosi.

Dopo un’attenta raccolta anamnestica si procede con l’osservazione clinica del paziente: si ricercano asimmetrie a livello di spalle, scapole, torace e fianchi in stazione eretta. Si valutano poi eventuali rotazioni di bacino o dismetrie degli arti inferiori che potrebbero alterare la nostra valutazione.

Successivamente viene eseguito il test di Adams (si chiede al ragazzo di flettersi in avanti da in piedi) attraverso l’uso dello scolio metro. Casi sospetti di scoliosi (con gradi misurati con lo scoliometro di circa 5/7° Bunnel) vengono spesso identificati e diagnosticati con Cobb >10° in radiografia.

Valutazione Scoliosi – Areafisio Manerba

Non sempre è necessaria una radiografia! Se durante lo screening si notano asimmetrie importanti ed il test di Adams risulta positivo si consiglia una visita ortopedica durante la quale lo specialista valuterà se eseguire o meno la radiografia.

La diagnosi di scoliosi è radiografica in quanto solo attraverso questo esame si può effettivamente stabilire la gravità della patologia (gradi Cobb). 

Molti studi evidenziano l’importanza dello screening, in quanto i pazienti che vi sono sottoposti ricorrono più raramente ad interventi chirurgici.

Quando è il momento giusto?

Anche individuare l’età giusta in cui effettuare la valutazione è molto importante: una visita troppo precoce potrebbe non evidenziare nulla mentre una visita troppo tardiva potrebbe averci fatto perdere tempo prezioso. E’ consigliabile eseguire uno screening prima dello sviluppo puberale (momento in cui la crescita comincia a diventare molto rapida), solitamente attorno ai 9-11 anni per le ragazze e verso i 12-13 anni per i ragazzi.

Scritto da Francesca Capatori – fisioterapista OMPT, specializzata nel trattamento delle deformità della colonna vertebrale in età evolutiva.

Analisi della corsa

analisi della corsa - Areafisio fisioterapia
Analisi della corsa – presso Areafisio Manerba D/G (BS)

Cos’è l’analisi della corsa?

L’analisi biomeccanica della corsa è una metodica di videoregistrazione dell’attività su tapis roulant, che mira allo studio dello stile di corsa dell’atleta di ogni livello attraverso la scomposizione di ogni singola fase del passo.

A cosa serve?

L’analisi della corsa è uno strumento di cui si serve il fisioterapista per analizzare lo stile di corsa del soggetto, in un’ottica di correzione del gesto sportivo che ha portato a condizioni dolorose o eventi lesionali. È quindi utile sia per problematiche acute, sia per affezioni croniche.
Patologie che meglio rispondono a questo trattamento terapeutico sono:
– tendinite dell’achilleo
– tendinite rotulea
– fascite plantare
– sindrome della bandelletta ileotibiale
– metatarsalgia
– periostite tibiale
– sindrome femoro-rotulea

Per chi è indicata?

La metodica nasce come strumento di correzione dello stile di corsa nella persona che soffre di una patologia correlata alla corsa. Tuttavia recenti studi scientifici mostrano come, in soggetti sani, modificazioni della falcata, della frequenza del passo o dell’appoggio del piede, possano indurre anche significativi miglioramenti della performance.

Come scegliere la scarpa giusta?

Abbiamo detto come la video analisi scomponga in slow-motion ogni singola fase del passo. Questo permette di capire nel particolare l’appoggio del piede a terra, diagnosticando soggetti che tendono a pronare o supinare il piede in maniera eccessiva, o che scaricano il peso troppo sul tallone o sull’avampiede. Ed è proprio la differenza dell’appoggio nella corsa con la scarpa o senza (più naturale) che ci fornisce informazioni sulla scelta della calzatura più adatta per quel soggetto.